martedì 29 novembre 2011

L’insostenibile leggerezza dell’essere Mobilità a Lecce

Da non crederci: a Lecce, in qualità di partner di un progetto internazionale, si celebra una due giorni dedicata alla mobilità sostenibile. Prima, nell’ex Convento dei Teatini, l’incontro e la firma di un accordo con i rappresentanti di ben nove Paesi del Sud-Est Europeo. Poi, all’interno della sede del Bus terminal, l’inaugurazione del Centro servizi Mobilità, che dovrebbe fungere da ufficio informazioni sui trasporti pubblici locali e vendita dei biglietti. Una cosa in grande stile, insomma. «L’obiettivo principale - spiegano i promotori del progetto - è sostenere la multi-modalità e la promozione di trasporti alternativi». E ancora: «L’obiettivo della gestione della mobilità è ridurre l’uso dell’auto da parte del singolo».

Registi dell’evento, manco a dirlo, sono l’Amministrazione di Palazzo Carafa e la società Sgm. Ovvero i due soggetti che, da oltre quattro anni e mezzo, non riescono a far partire il filobus, un’opera costata circa 23 milioni di euro. Ma Lecce è anche la città in cui, da un giorno all’altro e senza un valido perché, sono spariti i mini-bus elettrici che facevano la spola tra le piazze Mazzini e Sant’Oronzo.

Per non parlare del mai decollato “Bike sharing”, il sistema per incentivare l’uso di biciclette pubbliche. E quindi? Si tratta di modelli da esportare? Ma se, nel caotico traffico cittadino, già passare dalla zona della Torre del Parco a San Pio diventa un’odissea incredibile, vogliano addirittura metterci a discutere di mobilità sostenibile nel Sud-Est Europeo?

lunedì 21 novembre 2011

Www, non mi piaci tu

Credo di non aver mai avuto, neppure nel periodo più buio della mia adolescenza, i classici poster di gruppi e cantanti, appiccicati in casa, sui muri della mia camera. E neppure le foto di calciatori attaccate sul diario di scuola, alle Elementari. I passaggi obbligati o quasi, insomma, per ritenersi fan di qualche celebrità. E ammetto pure di essere più propenso a dire (da sempre, ma col passare degli anni ancora di più) un «Non mi piace» rispetto al «Mi piace».

Per cui, da un po’ di tempo, provo un certo fastidio quando su Facebook mi arrivano le richieste di adesione alle cosiddette “pagine fans” di questo o quel politico, di questa o quella istituzione pubblica, società di servizi, ecc. E ancora più fastidio provo nel fatto che, per accettare, dovrei cliccare sul tasto «Mi piace» di quelle pagine. Come a dire: apprezzo quello che fai, come sei, come amministri o fai opposizione, a seconda dei casi.

Già fatico a condividere l’abuso che, sul social network più famoso al Mondo, si fa del concetto di «amicizia»: come nemmeno tra le cosche di Cosa nostra, infatti, siamo un po’ tutti “amici degli amici”, “amici degli amici degli amici” e così via.
Ma, se un insegnamento dal modello del Governo Monti si può trarre, è nel fatto che, a chi amministra la cosa pubblica, dovremmo forse tornare a rapportarci come ad un severo, ma competente professore. Più che agli idoli passeggeri dei teenager.

lunedì 14 novembre 2011

La politica del «Manuale cancelli»

C’è una strana propensione della politica: quella per cui i problemi non vadano affrontati e risolti, ma solo spostati da un’altra parte o in un altro periodo. E’ un po’ quello che accade per i debiti delle pubbliche amministrazioni. Per cui, se c’è un conto da pagare, le Giunte in carica non trovano nulla di meglio da fare che dilazionarlo nel tempo e far sì che siano le prossime gestioni di Comuni e Province - e, quindi, le future generazioni - a farsene carico.

Ed è un po’ quello che accade in piazzetta Carducci, davanti al Convitto Palmieri. Dove per evitare che, soprattutto nelle ore notturne, si creino bivacchi, degrado e violenza (proprio in quella zona, nei giorni scorsi, è stato barbaramente aggredito un venditore ambulante di fiori), si è pensato che sarebbe giusto installare un bel cancello. La stessa cosa, anni fa, fu proposta per alcune corti nel centro storico. La questione approdò nelle Commissioni consiliari competenti: lunghe discussioni, feroci polemiche e poi non se ne fece nulla.

Magari, stavolta, il recinto di ferro attorno a piazzetta Carducci arriverà. E quei giovani, che oggi si ritrovano davanti al Convitto Palmieri, non avendo alternative di aggregazione alle strade della movida leccese, andranno a riposizionarsi da un’altra parte. Con nuove, inevitabili proteste e polemiche. La politica che si limita a spostare il “problema”, appunto. E allora, se l’obiettivo è eliminare le zone del bivacco, forse qualche cancello si dovrebbe installare pure all’ingresso delle sedi istituzionali.